(Tempo di lettura: 2 minuti)
(Nella foto EM314 durante la prima uscita dopo il lockdown
per il Covid-19 il 4 maggio 2020 - Ph. F. De Carli)
59 giorni. 59 giorni lontano dai trail. 59 giorni di lockdown. Una situazione in cui era
difficile immaginare di trovarsi. 59 giorni chiusi in casa ad aspettare ogni
giorno le 18, momento in cui la Protezione
Civile dava i numeri dei contagi, dei tamponi e purtroppo dei decessi.
In questo contesto, chiuso in casa,
ho provato ad allenarmi come potevo. Mi è mancata la mia “Ipazia”, la libertà di poter correre.
59 giorni senza il rumore delle
gomme sulla terra e il vento che aumenta con la velocità.
Tornare ad allenarsi in bici, dal 4
maggio 2020, 20 giorni dopo aver annunciato il rinvio di un anno del mio
debutto alle gare è stata un’esperienza difficile da raccontare. E in fondo non
lo farò. Non ce n’è bisogno.
Basta guardare il sorriso sul mio
volto nella foto allegata a questo breve articolo.
Il sorriso nonostante il male alle
terga. Il sorriso nonostante il male alle gambe che in 2 mesi senza pedalare ora
fanno fatica. Il sorriso di aver pareggiato il conto con la bilancia, alla
continua ricerca di quel rapporto peso-potenza, che appena “molli” va verso il
peso.
Il sorriso di una libertà
riconquistata e data erroneamente per scontata.
Purtroppo il Covid-19 c’è ancora. Invisibile. Tra qualche giorno, passato il
periodo di incubazione del virus capiremo gli effetti di questa riapertura collettiva
alla vita.
Si spera di non fermarsi ancora, con
la certezza però che la salute dei nostri cari – e nostra – è la cosa da
salvaguardare prima ancora della nostra professione. Della nostra passione. Vedremo.
Intanto ora pedaliamo. Ci alleniamo.
Proviamo a ritornare quelli che eravamo prima del DPCM di inizio marzo che ci
ha protetti nelle nostre case. Lontano da tutti e (forse) un po’ più vicini a
noi stessi. Il lupo torna a correre nelle foreste.
A presto
Emmanuele Macaluso – EM314